Nell’acque dello Stige

L’acqua del mio fiume ha onde bigie
Di Cloto segue il filo che dirige
Ad Atropo e le sue cesoie amare

Il tempo,
eterno fanciullino
scarabocchia schizzi divertito.
Mi avvizzisce.
Mi divora
Mi fa male
mentre miro inesorabile declino

Lo specchio di Grimilde è assai sincero:
Biancaneve già si cela dietro i monti
Ciò che fui più non sono
e nel mistero
con chi fui e con chi sono
chiudo i conti.

Fui Medea, Medusa, Clitennestra.
Elettra,
innamorata del seme da cui nacque
Venere che nasce dalle acque
Euridice che di sale resta.

Forgiata da maschiocentrica cultura
mi odiai senza una ragione,

fino a che vinsi la paura
e uccisi il vile Pigmaglione
.

E ora che l’inverno è alle mie porte
come Ecate dalle chiome bigie
al ciel levo le braccia per innalzarmi oltre,
col volto riflesso nell’acque dello Stige
.

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