Sotto la terra che trema dal gelo
riposa il seme sognando il cielo
Sotto bianche, algide nubi
tremano i rami, rimasti nudi
Tra i rami nudi il passero langue:
La neve e’ tanta. La pancia piange.
Brucia la quercia dentro al camino
e scoppiettando il caldo diffonde.
Ricorda un nido, un fiore, un bambino,
ricorda vive radici profonde
Sull’ acqua vitrea della fontana
cadono i suoni d’una campana
come parole d’amore e di pace…
Cadono in acqua, poi tutto tace.
Tace la terra tremante di gelo
madre del seme che cerca il cielo,
madre del cielo che chiama il fiore
Madre di figli condannati all’amore
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Fiorisce il campanile di petali sonanti
Borbottano profumi di magico calore
Nel camino bruciano ricordi scoppiettanti
Il ciel semina chicchi speziati di candore
La torta alla mostarda sa di nonna Enrica
La salsa colorata mi parla della zia…
…La zia che bella mora! La zia che brutta vita!
Rincorse un vecchio amore e questo volo’ via…
…Le sorelline ed io col naso contro i vetri
“Ma, quanta neve , quanta! Qui non smette più!”
“Saranno più di sei, o forse sette metri…”
“Come gli eschimesi vivremo negli igloo”
Poi a ridere serene davanti al bianco immenso
Qui tutto sa di pace e di famiglia vera
Mentre il ciel ricopre di uno strato denso
il mondo che ci guarda e par diventi cera.
Tole’,
quanto tempo!…Mille anni or sono!
Stille di un ricordo color di bianca neve.
Io ti sono grata poiché tu fosti buono,
mio piccolo paese, paterno mio presepe,
mi donasti giorni di placido candore,
unici ricordi vissuti nell’amore.
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La sposa taglia il vestito
e getta i brandelli sul mondo
gridando al rozzo marito:
Mi basto e completo. Io abbondo
di tutto ciò che ti manca
Regina sol di me stessa,
ne nera, ne rossa, ne bianca,
Imperatrice e papessa
prevedo ciò che sarà
Io lupa, Fata e megera,
Madre dell’uomo e si sa
utero di terra nera
La sposa taglia il vestito
e nuda libera e lieve
danza sul mesto marito
ricoprendolo d’algida neve.
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Schegge d’innocenza lentamente
ricoprono un mondo di dolore
Algido imene d’antica Dea immanente
sotto cui rinasce tutto ciò che muore
Sicuro affonda il piede
senza alcun pensiero,
un gigante dal volto di fanciullo
Dietro ad esso tutto e’ ormai nero
Davanti a lui ormai e’ tutto brullo.
Schegge d’innocenza lentamente
ricoprono un mondo di dolore
Ride il gigante, bimbo impertinente,
stupra la Madre, ne divora il cuore.
Eiacula vittoria e nel mentre
divora vita e lentamente
muore.
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La mia follia mi ha sgretolata, mi ha gettata in una profonda palude, poi ha ripescato le mie macerie per ricrearmi. Sono la creazione della mia follia