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Marco cavallo galoppa ancora

Il 13 maggio 1978 un’utopia diventa realtá
Grazie allo psichiatra Franco Basaglia e a chi con lui lottò, i matti, i diversi diventano cittadini a tutti gli effetti.
Da allora nessuno sarà più costretto a ( non) vivere in un manicomio.
Sapete che simbolo della 180 è un immenso cavallo azzurro, di cartapesta ?
Il suo nome è Marco, Marco cavallo ed è realmente esistito…

… Il calendario segna il mese di ottobre del 1972 quando, i ricoverati del S. Giovanni inviano una lettera a Michele Zanetti, presidente della provincia di Trieste. Chiedono che Marco, il cavallo che dal 1959 traina il carretto della biancheria, dei rifiuti e di ogni altro materiale del manicomio triestino, invece di essere macellato possa godere di un dignitoso “pensionamento” all’interno della struttura, per “meriti” lavorativi e per l’affetto che pazienti e il personale nutrono per esso. In cambio offrono il versamento di una somma pari al ricavato della vendita dell’animale per la macellazione, e il mantenimento a proprie spese per tutta la restante vita naturale. La Provincia di Trieste accoglie la richiesta, decidendo l’acquisto di un motocarro in sostituzione del cavallo, affidato alle cure dei pazienti.

E’ la prima volta che i pazienti psichiatrici, allora privati dei diritti civili, vengono ascoltati da un’Istituzione e una loro richiesta viene accolta.
Il muro che separa i “normali” dai “matti” incomincia a cedere.

Dall’empatia dimostrata da chi, ogni giorno vive sulla propria pelle la condanna della diversità, il cugino di Franco, l’artista Vittorio Basaglia progetta un cavallo di legno e cartapesta di dimensioni monumentali.
Un fatto di cronaca reale diventa così il simbolo della fine dell’isolamento dei malati mentali, un “cavallo di Troia” contenitore delle istanze di libertà e umanità dei pazienti psichiatrici
I pazienti decidono che il suo colore è l’azzurro, simbolo della gioia di vivere e che la “pancia” del cavallo deve contenere i loro desideri, sogni e richieste. Franco Basaglia morirà nel 1980, senza potere assistere alla totale realizzazione e applicazione della legge per cui aveva tanto lottato.

Eterni bambini

imageIl tuono mi perfora il cranio
Mi scoppia nella testa.
Chiudo gli occhi.
Cammino su una strada di campagna, nubi grigie corrono sui verdi prati che tremano impauriti.
All’improvviso da un cespuglio vedo spuntare due scarpine rosse ricamate di fiorellini celesti: una bimba si cela dietro ad un cespuglio?
Che ci fa fuori casa, sotto a questo temporale?
Mi fermo e mi avvicino.
Lei salta fuori lesta, come leprotto scovata dal cacciatore.
Il volto di chi cerca un amore perduto.
Occhi immensi come laghi da cui, lo sai, usciranno draghi singhiozzanti fuoco.
” Ciao, che ci fai fuori con questo tempo? Come ti chiami? Io mi chiamo Morena…”
Sogghigna muta.
Mi guardo intorno e mi rendo conto di essere circondata da bambini.
Piccoli, veloci, vivi di sofferente rabbia.
Scarpette corrono tra l’erba fradicia.
Sotto lo scrosciare di un pianto infernale, cantano
Vocine piccole, innocenti come il gatto che squarta l’uccellino caduto dal nido.
Cantilena giocosa che il vento prende tra le braccia e semina nei miei timpani
” Dove corri? Dove vai?
Non c’è uscita, tu lo sai
Non c’è strada di ritorno
non c’è notte, non c’è giorno
solo mura senza porte
prigionieri della morte…”
Scuoto il capo, respiro affannosamente
” Non capisco…”
Inizio a correre
Un lampo sorride sinistro sul volto del cielo
La cantilena continua
Vedo un cancello, lo raggiungo
E’ chiuso con una catena tenuta da un lucchetto. Tutto e’ arrugginito.
Ad un tratto una manina bianca tocca il cancello e lo apre
Scappo fuori. Mi giro per ringraziare il bambino che mi ha aiutata
Il cancello si richiude con un urlo sordo
Al di la un cucciolo d’uomo di due anni mi fissa. Ha occhi grandi e neri come il dolore.
“Moreno!”
Accenna un sorriso
Mi avvicino alle cancellata e allungo una mano, per accarezzarlo.
E’ il mio fratellino morto prima che io nascessi.
” Piccolo- sussurro- Fin…”
Un’ombra scura appare alle sue spalle, lo avvolge e mi sputa addosso parole di rabbia: “Sono i bambini condannati a restare tra la terra e il cielo! E sai chi li condanno’? Li condanno’ chi li amo’ , poiché li amo’ tanto da non lasciarli andare, neanche da morti… ”
Mi sveglio con la nausea. Ho freddo
La pioggia picchia sui vetri della finestra
Mi alzo da letto. Ho bisogno di un caffè.
Mentre arranco verso la cucina sento un suono lieve. Mi fermo… E’ la campana eolica appesa al soffitto del terrazzo, che canta:

” Dove corri? Dove vai?
Non c’è uscita, tu lo sai
Non c’è strada di ritorno
non c’è notte, non c’è giorno
solo mura senza porte
prigionieri della morte…”

Il risveglio di Proserpina

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Piange Proserpina
all’ombra del sole
stanca di vita,
stanca d’amore
d’essere ambita
da madre e marito
Stanca e’Proserpina
d’essere un mito.

“Se tu non verrai
io morirò'”-
Geme Demetra
nel sadico inverno-
“Torna oppure
mi arrabbierò!”-
Ade minaccia
dal buio averno-

“Lasciatemi in pace!
Lasciate che faccia
ciò che mi pare
ciò’ che mi piace
Son desiderio
che cerca piacere,
il proprio criterio
di come godere

Non sono cosa
In vostra balia!
Ne figlia, ne sposa:
IO SONO MIA!”

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E’ finita.

E’ duro dirlo, e’ perfino doloroso pensarlo, ma e’ finita…
Quattordici anni trascorsi accanto ad un uomo che ho voluto con la stessa forza istintiva con cui i polmoni vogliono l’aria : senza di lui soffocavo.
Ho cercato il suo amore, l’ho supplicato, l’ho “comprato” annientandomi per lui, esaudendo, come potevo, ogni suo desiderio, ogni sua richiesta, anche quelle non dette, perché riuscivo a leggergli l’anima, poiché ero fusa in lui.
Per fortuna l’amore non si compra, nemmeno con l’amore stesso.
E lui che, fin dagli inizi del rapporto mi fece capire quanto fossi lontana dal suo ideale di donna,( estetico/emotivo/ ecc…), non ricambio’ mai il mio Amore.
Giustamente, credo.
Rimase con me per ” senso del dovere”, imprigionato dalle mie profonde fragilità, dai miei tentati suicidi.
E’ rimasto al mio fianco più come guardiano che come compagno.
Non voleva io mi facessi del male a causa del suo abbandono…e del male ce ne siamo fatti comunque, entrambi…
…Non un progetto comune, il suo atteggiamento tipico di chi detiene più danaro e quindi più potere e il continuo farmi sentire come la ” piccola fiammiferaia” che supplica un soldo in cambio del fuoco di un misero fiammifero…e lui nemmeno fuma.
E’ finita.
Lo amo, lo amo troppo per continuare a tenerlo incatenato al mio vitale bisogno di amore. Del suo amore.
Lo lascio libero.
Vivrò comunque, credo.
Vivrò amandolo, perché se l’amore non si può comprare, non lo si può nemmeno proibire, puoi rifiutarlo, questo si.
E lui l’ha rifiutato.
Sono quattordici anni che lo rifiuta.
E’ finita.
E’ perfino doloroso pensarlo.
La piccola fiammiferaia si lascerà morire di gelo in un angolo del mondo o accenderà con tutti i suoi fiammiferi un immenso fuoco, affinché luce e calore la rigenerino?…Non so…Ora devo solo vomitare quattordici anni di doloroso rifiuto.

La sposa

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La sposa taglia il vestito
e getta i brandelli sul mondo
gridando al rozzo marito:
Mi basto e completo. Io abbondo

di tutto ciò che ti manca
Regina sol di me stessa,
ne nera, ne rossa, ne bianca,
Imperatrice e papessa

prevedo ciò che sarà
Io lupa, Fata e megera,
Madre dell’uomo e si sa
utero di terra nera

La sposa taglia il vestito
e nuda libera e lieve
danza sul mesto marito
ricoprendolo d’algida neve.

Maddalena

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Sono Maddalena la puttana,
ti offro bocca, figa e terga sode.
Il paradiso sotto la sottana
per chi paga e pagando gode.
Sono la cagna che impaurita arretra
davanti alla folla inferocita,
 attendo il lancio della prima pietra
 ferire la carne mia tradita.
Tu che ti avvicini e mi sorridi
tendendomi le mani, padre buono-
una creatura così splendida mai vidi
incarnata in un corpo d’uomo-
Mi fai scudo con le tue parole,
in cui loro sono rei riflessi,
accecati dalla luce del tuo amore
ora sono bimbi genuflessi.
Però ascolta, ti parrà una cosa strana,
io non cambio la mia strada e la mia vita,
rimango Maddalena la puttana.

Ti son grata tanto, per davvero,
ma io amo questa professione,
poi cambiar per salire in cielo
sa comunque di prostituzione.