Ricordi di lieti sorrisi
tra papaveri e spighe di grano:
due bimbette si tengon la mano
a caccia di bei fiordalisi
Le vestine bianche innocenza,
le scarpette nero dolore
Sul tuo volto la cruda presenza
di un tradimento d’ amore.
“Quanti graffi e quante ferite…
…che hai fatto, dimmi piccina”.
“Cado sempre su schegge appuntite
all’alba d’ogni mattina”.
“E la mamma che dice? La mamma che fa?”
“La mamma mi culla tergendomi il pianto…”
Io sapevo la verità.
Non dissi nulla
rimanendoti accanto.
Io non dissi alcuna parola
sul tuo innocente tormento,
ti lasciai minuscola e sola
come foglia sferzata dal vento
Quel vento che pur amavamo,
a cui chiedavamo perdono
per esser nate senza alcun piano
come sgradito, inutile dono.
E a distanza di anni rivedo
due bimbette tra spighe di grano,
allora m’arresto e mi siedo
sotto il bianco de l’ippocastano.
Lì ritrovo il tuo volto avvilito
che mi fissa chiedendomi aiuto,
poi d’un tratto il dolore patito
diviene pallido e muto.