Archivi categoria: #vita dopo la morte

Filastrocca della morte

Tra le braccia freschi fiori e biondo grano,
porto vento che ha odòr di feromoni,
rossi frutti tra le ossa di una mano,
e nell’altra nere nubi, lampi e tuoni.

Entro in casa senza annuncio e senza invito,
quel che prendo poi devo ridare,
la mia voce sono il gèmito e il vagito,
il mio moto è da sempre circolare.

Dalle ossa mi sgorga vita nuova,
inquieta la mia macabra bellezza.
Son l’inizio e l’ultima tua prova.
Son l’ignoto e la tua unica certezza.

Anima-li

image

Chi riposa sotto il castagno,
dove tra l’erba ricama il ragno?

Un cane dagli occhi color del dolore,
che semino’ fiori d’amore

E sotto quel fiore, chi dorme tranquilla?
La bella gatta dalla scaltra pupilla,
che mi fu amica fedele e sorella…
…Mia dolce micia, com’eri bella!

Io non lo so voi dove andate
quando il percorso terreno e’ concluso
Ma sono certa, anime amate
di riveder quell’umido muso
con cui parlaste senza parlare,
come solo chi ama può fare.

E dov’io andrò dopo la vita?
Eh, non lo so, mi sento smarrita…
Voglio venire dove voi siete,
unica umana in un vasto presepe:
Pecore, buoi, bigi asinelli,
e poi tutti voi, miei soli fratelli
Ma se così, ahimè, non sarà
faro’ rinuncia d’eternità.

La goccia

 

 

 

Mi partorì l’infinito cielo,
eiaculando una tempesta infinita
nell’infinito ventre nero
della Madre, seme d’ogni vita.
Inutile goccia d’infinita fine,
caddi rovinosa su quel nero
molle, che odorava di concime
di sangue e di atavico mistero

Una scintilla liquida io ero
piccolo, inutile pensiero
di un universo d’ infiniti Dei.
Un grumo di ” se fossi” e ” come vorrei”.

Mentre morivo, ingoiata dalla Madre
piangevo la mia inutile esistenza.
Piccola stilla d’infinita trasparenza,
partorita da un lontano padre

Ora che non sono e ovunque sono
compreso ho il lesto mio apparire:
dissetai quel seme, rinfrescai quell’uomo,
ridestai il cuore in procinto di morire…

…E capisco il senso d’ogni vita:
non siam che  gocce nell’eternità infinita.

Lascia che io muoia

 

 

image

 

Lascia che io appassisca,
il mio autunno e’ giunto.
Che mi accartocci sopra i fallimenti,
i sogni mai avverati,
le mie azioni morte in volo,
come fragili uccellini,
colpiti da innocenti pallottole
sparate da sadici fanciulli
Lascia che io cada,

crolli.

Lascia che io muoia
come il sole la sera,
quando annega di fuoco il mare,
e tra le onde di candido seme
lesta un’alba nuova
s’alza per trafiggere il buio,
tra vagiti di affamati gabbiani